Matera/La Pietà per Pasolini

Nel 1974, Ernest Pignon affisse sui muri di Avignone i suoi disegni-murales sugli immigrati. Accadeva quarantuno anni fa. Otto anni prima, nel 1966, a 24 anni, nel 1966, Ernest aveva deciso che la sua arte doveva avere il dono del provvisorio e, in qualche modo, dell’anonimo: attaccava sui muri della città grandi disegni per raccontare una storia, un uomo, un luogo, una crisi. Nel 1978 narrò l’espulsione degli abitanti nei vecchi quartieri di Nizza, la sua città. Nel 1980 andò a Santiago del Cile per affiggere ritratti di don Pablo Neruda mentre ancora era al potere la tirannia di Pinochet.
Una notte, Ernest deve essere apparso nei vicoli dei Sassi di Matera. Una notte di pioggia. Il silenzio. Nessuno in giro. Luoghi appartati, nascosti, quasi clandestini, invisibili. E ha lasciato il suo segno: la Pietà per Pasolini. Nella città del suo Vangelo secondo Matteo. Due immagini, due grandi disegni, due fantasmi, due racconti provvisori. Nessuna firma.
