Etiopia – L’altopiano della storia
‘Circondati dai nemici della loro religione, gli Etiopi dormirono per quasi un migliaio di anni, dimentichi del mondo, da cui erano dimenticati’. Edward Gibbon, storico inglese del’700, non aveva dubbi: quel paese, allora misterioso e sconosciuto, dove regnavano imperatori cristiani, aveva scelto di isolarsi dal mondo. Le savane sudanesi e le steppe oltre la frattura della Rift Valley, terre musulmane e ‘pagane’, separavano quell’Africa cristiana dalle culture mediterranee. L’Etiopia era come arroccata su un acrocoro, il più vasto altopiano africano, che, dal mar Rosso alla grande valle del Nilo, guardava i bassipiani che lo circondavano dall’alto di duemila metri di altezza.
Strano, ma anche Hailè Selassiè, l’ultimo Negus, due secoli più tardi, usò, nei primi anni del suo lungo regno, parole simili a quelle di Gibbon: paragonò l’Etiopia a una ‘Bella Addormentata’, il cui sonno durava da almeno duemila anni. Curiose parole per un sovrano-Dio, erede di un regno che affondava la sua legittimità in un’arcaica e affascinante mitologia.
L’Etiopia è un paese di pietra. In ogni senso: la civiltà dei suoi altopiani è cristiana, severa, conservatrice. Le chiese scolpite nelle sue montagne ne sono la testimonianza perfetta. L’Etiopia è terra di una grandiosa antichità (i regni di Axum) e di un medioevo stupefacente (le basiliche rupestri di Lalibela, i monasteri del lago Tana, i castelli di Gondar): al contrario di quel che pensava Gibbon, la sua civiltà era ben sveglia. Geografia (un altopiano quasi inaccessibile) e geopolitica (un isola cristiana accerchiata dal mondo musulmano), per secoli e secoli, hanno decretato il suo isolamento. E, d’altra parte, i sovrani etiopici, cresciuti con la mentalità dell’assedio, hanno difeso la loro solitudine montanara….