Andrea Semplici

Roscigno, Ghost Town

Roscigno Vecchia è una ghost town. Il paese è figlio e vittima di una frana che mai si è fermata. E’ accerchiato dai torrenti Maiuri e Piano, corsi d’acqua irregolari, a volte violenti. Precipitano verso valle scavando nell’argilla, si infiltrano sotto le case, rendono, da sempre, instabili queste colline scoscese. Questa è l’Italia fragile. L’Italia ai margini. E noi siamo venuti fino a qua perché nelle periferie e sui confini ci sono sempre storie che vale la pena raccontare. I paesi abbandonati sono uno specchio della nostra contemporaneità.

Cento anni fa, agli inizi del ‘900, due leggi speciali obbligarono i roscignoli ad abbandonare il paese. Avrebbero dovuto trasferirsi un chilometro più a monte. Non era la prima volta: il paese ha sempre cercato di sfuggire alla frana camminando. Si è spostato almeno altre due volte, forse tre, nella sua storia. Ma l’ultimo esodo è stato lento e controvoglia. E’ durato oltre sessanta anni. L’ultima abitante, amatissima, Teodora, Dorina, è morta più di dieci anni fa.

Oggi, a Roscigno Vecchia, è rimasto solo Beppe. Un libero abusivo, si definisce. Arrivato qui, con brutte storie alle spalle, una decina di anni fa. Grande barba, capelli lunghi, occhi astuti e beffardi. Si è autonominato custode e guida del paese. Racconta le sue storie. Lo lasciano fare. Lo incoraggiano. Chi scopre il paese abbandonato, parla volentieri con Beppe. Io evito la sua guida e cerco di smarrirmi fra i vicoli del paese che non c’è. E scopro che Roscigno Vecchia non è folclore. E’ storia. Capace di condizionare la vita di Roscigno Nuova. Paese doppio, questo. Devo capire dove sono finito.